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— PAOLO ORANO sarebbe fra i meno insulsi fantaccini nella caserma positivista italiana; ogni tanto salta la barra ed arriva perfino ad ammirare Stirner e a dire molto bene di Labriola, mostrando anche di capirne certi lati che sembrerebbero incomprensibili per un positivista. Disgraziatamente gli accade troppo spesso di starsene al suo credo; ed era certo una delle sue cattive giornate quella in cui volle parlare del Leonardo nella sua rivista Libri e Autori, (Marzo 1904). Egli trova le nostre pagine troppo eleganti, e troppo vogliose d'originalità; la quale meraviglia non ci parve punto strana da parte d'uno che veste sue parole stampate d'una copertina giallognola uso cataloghi da biciclette, e i suoi comuni pensieri di comunissime frasi. Promette però di leggerci; e gli auguriamo che lo faccia, perchè davvero ne avrebbe bisogno. Infatti egli dice: «Ci pare che l'articolo Morte e Resurrezione della Filosofia di Gian Falco, sia una divagazione, a tratti illuminata da baleni vivi di frase e di spirito filosofico, ma divagazione. Così Scetticismo e Sofistica di Giuliano l'Apostata (sic) un gran sbrigliamento di intenzioni crudeli antitetiche e polemiche».
A noi pare superfluo che i critici d'ingegno leggano da cima a fondo i libri di cui parlano, e ci sembra che quello che un pensatore valido dice su uno scritto che non ha letto, valga più di quello che su dieci libri bene analizzati ci racconta un erudito imbecille. Soltanto Paolo Orano non dovrebbe permettersi di parlare dei libri senza leggerli, come mostra d'avere fatto pel nostro Leonardo; faccia piuttosto dei sunti, che è cosa che gli si addice assai meglio della critica.
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